Nei momenti di incertezza, è importante fare chiarezza dentro di sé per riuscire a trovare le giuste collaborazioni e anche per riuscire a difendere con sicurezza le proprie scelte.
Categoria: Vita da traduttrice
L’umiltà, le nuove scoperte, la crescita
C’è qualcosa che lega l’umiltà del conoscere i propri limiti, la sensazione di dover crescere e le nuove scoperte: sono le nostre risorse interiori.
Il vuoto dentro e la fiducia negli altri
Ci sono momenti in cui ci sembra di avere dentro il vuoto: tutto è nero, niente funziona. Ci affidiamo agli altri, ed è giusto; ma non serve a nulla se prima non confidiamo in noi stessi.
La traduzione e la paura di essere creativi
La traduzione e la paura di essere creativi camminano mano nella mano: da una parte vuoi essere fedele al testo, dall’altra hai la necessità di non esserlo affatto. E lì nasce il timore di andare troppo oltre, di distaccarsi troppo, di essere troppo creativi nella soluzione proposta.
Come ci si districa?
La #traduzione e la #paura della #creatività: due anime diverse da conciliare al meglio! Share on XLa paura di essere creativi : perché nasce
In un articolo di diverso tempo fa, ti ho raccontato di come traducevo agli inizi, di quanto fossero legnosi i testi che creavo e di come fossi ossessivamente legata all’essere fedele al testo. È una fase che è durata un po’ di tempo, e ti rimando a quell’articolo per capire come l’ho risolta: oggi voglio parlarti di come a volte sia la paura di essere troppo creativi è frenarci.
Conoscere i propri limiti
Conoscere i propri limiti è il primo passo per poterli superare con successo e trasformarli in sfide che possiamo vincere. Un passo alla volta.
La traduzione e la sindrome dell’impostore
Traduzione e sindrome dell'impostore secondo me vanno di pari passo. Ma non necessariamente si tratta di una cosa negativa: deve diventare la nostra forza.
Workflow felice: i risultati del questionario
Lo scorso anno, per il mio intervento a Sestri Levante (grazie ancora a La bottega dei traduttori e Libri in Baia), ho messo a punto un questionario. Qui le risposte ricevute e qualche considerazione. Grazie a chi ai tempi mi aiutò rispondendo!
La soluzione non arriva? Allenati!
Non si tratta solo di camminare; in realtà quello è solo un modo per impegnare il tempo che non dedichi al lavoro. Quello che è importante infatti è il prendersi il tempo necessario per staccare e pensare ad altro, perché il nostro cervello sta lavorando comunque e può trovare soluzioni nei momenti più strani. E a volte, anche meno opportuni: ti faccio due esempi tratti dalla mia esperienza diretta.
Nel tempo libero
All’inizio di luglio dovevo iniziare il mio lavoro sulla traduzione di un nuovo romanzo. Se mi segui da un po’, saprai che ho un lavoro part-time al mattino e che mi dedico alle traduzioni il pomeriggio; per questo, solitamente mi prendo una pausa di circa due ore tra uno e l’altro.
Ebbene, stavo giocando al cellulare, senza prestare particolare attenzione alla televisione, che era comunque accesa in sottofondo. Stavano trasmettendo Beautiful, e a un certo punto uno dei personaggi ha usato le parole “nuova e migliorata”. Non è stata una reazione volontaria, e sinceramente se dovessi spiegare che cosa è successo esattamente nel mio cervello, non saprei farlo. Ma subito, senza alzare gli occhi, sempre continuando con il mio gioco sul cellulare, ho detto quasi a voce alta: «new and improved!». È un’espressione che si trova spesso in inglese, che si usa per indicare un cambiamento in meglio. Ma la cosa strana è che io non stavo ragionando in inglese, che non stavo seguendo con attenzione il programma e che in realtà stavo facendo tutt’altro. Eppure il mio cervello ha fatto immediatamente quel collegamento.
È stata una cosa che mi ha stupito molto e che mi ha permesso di capire che, in realtà, anche quando non pensi di occuparti di lavoro lo stai facendo comunque. È ormai un’abitudine, e spesso lo fai in maniera del tutto inconscia e involontaria, ma magari nascono così le idee migliori.
È ora di staccare
Lo stesso giorno, ho iniziato la preparazione del primo capitolo del nuovo romanzo da tradurre, com’è mia abitudine; mentre leggevo, mi sono resa conto che nel giro di pochi paragrafi si ripeteva una sigla, PA, e dal contesto si capiva bene che si trattava di una segretaria.
Il problema però era che non mi veniva proprio in mente a cosa potesse corrispondere quella sigla
Letture da vacanza e spunti per l’inverno
Ho provato Babelcube: ecco cosa ne penso
Oltre questa soglia, la percentuale del traduttore via via si abbassa.
Ho deciso di provare il sito più per curiosità che per reale convinzione di poterne trarre un guadagno congruo. Voglio condividere con te le impressioni che quest’esperienza mi ha lasciato.
Come funziona Babelcube
Il funzionamento del sito è abbastanza intuitivo: ti puoi registrare come autore, e in quel caso caricherai le opere che vuoi far tradurre, o come traduttore, e in quel caso potrai scorrere l’elenco delle opere caricate e potrai fare un’offerta in caso trovassi qualcosa che ti interessa.
Per fare la tua offerta, hai a disposizione pochi dati: la lunghezza in parole del testo originale e una piccola anteprima, più o meno una pagina, che dovrebbe servirti per capire la qualità del testo. Sulla base di questo, dovrai fare la tua offerta, indicando anche due date di scadenza: la prima relativa alla consegna della traduzione delle prime dieci pagine, la seconda relativa alla consegna della traduzione terminata. Se l’autore accetta la tua offerta, potrai scaricare il testo completo da tradurre e l’Agreement, ovvero un contratto che regola i tuoi rapporti con l’autore e con Babelcube. Dovrai poi caricare le prime dieci pagine tradotte, che l’autore dovrà approvare, e poi dovrai caricare la traduzione completata, revisione compresa: anzi, di revisioni da contratto ne dovrai fare tre. L’autore quindi dovrà approvare la traduzione terminata, e quando l’avrà fatto comincerà la distribuzione sui vari bookstore on-line. A questo punto potrei verificare le vendite del libro e le royalties che hai guadagnato.
I fattori positivi
L’assunto su cui si basa Babelcube, ovvero la condivisione degli introiti tra autore e traduttore (sottratta ovviamente la percentuale che il sito trattiene), potrebbe anche essere interessante:
l’autore carica la sua opera, il traduttore la trova abbastanza interessante, impegna il suo tempo per tradurla, Babelcube la pubblica sotto una sua etichetta in vari bookstore on-line, e il ricavato delle vendite viene suddiviso in modo da premiare il traduttore fino a una certa soglia per poi riequilibrare le percentuali nelle fasce successive