La scorsa settimana, quando ti ho raccontato come mi sono innamorata della traduzione, ti ho detto anche che il tradurre storie amatoriali è stata una palestra che mi ha permesso di arrivare alla mia prima traduzione letteraria. Quella è stata la prima occasione in cui ho dovuto cercare di lavorare con metodo, anche solo per un motivo molto terra terra: avevo una scadenza, a differenza del passato. Per questo ho elaborato il mio metodo di lavoro, che ho applicato anche nella seconda traduzione di narrativa che ho svolto (e che verrà pubblicata prossimamente).
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Come mi sono innamorata della traduzione
Lo confesso: io seguo un sacco di blog. Ricevo pacchi di newsletter che spesso nemmeno leggo; le sfoglio velocemente e se trovo quello che mi interessa approfondisco, altrimenti cestino. Più spesso, però, non cancello, perché metti mai che invece domani mi interessa…
Ma ci sono newsletter, blog e siti che seguo con particolare interesse. Uno di questi è quello di Gioia Gottini, che ho scoperto da poco ma che adoro già un sacco. Gioia ha proposto un minicorso gratuito, via email, per reinnamorarsi del proprio business: e uno dei piccoli esercizi da fare è proprio raccontare come ci si è innamorati, all’inizio. E quindi eccomi: ti racconto come mi sono innamorata di quella meravigliosa arte che è il tradurre.
Perché sono più figa di Google Translate
Ci sono tantissime persone convinte che ormai una figura come la mia sia superata: perché rivolgersi a una traduttrice, quando puoi andare su Google e farti tradurre quello che ti serve al volo?
Be’, lascia che ti dica una cosa: il motivo fondamentale per cui è meglio rivolgersi a una figura come la mia è che si capisce subito se si ha davanti una traduzione automatica. Pensaci: quante volte hai cestinato un’e-mail perché l’italiano molto traballante ti ha convinto che era spam, se non proprio phishing? Quante volte hai letto la descrizione di un’applicazione da scaricare sul tuo cellulare e il testo era davvero poco comprensibile? Quanti siti hai abbandonato dopo aver capito che, pur essendo in italiano, le frasi erano così contorte che non sembrava italiano? Ti trovavi davanti a delle traduzioni automatiche, prese direttamente dal software, o da Google, e utilizzate così come il sistema le aveva create. Il più delle volte proprio per non pagare una figura come la mia.
Falsi amici: riconoscerli ed evitarli
Ah, i falsi amici. Croce e delizia di ogni lingua straniera: ti danno l’impressione di qualcosa di familiare, e invece nascondono l’insidia. Quasi mai, infatti, hanno il significato che l’istinto ci spinge ad attribuire loro.
Falsi amici: errori da evitare
Un falso amico in una lingua straniera è un termine che graficamente è simile a una parola che esiste nella nostra lingua madre, ma che non ha lo stesso significato. Un esempio di falso amico è il verbo to pretend in inglese, che non significa pretendere, ma fingere; anche cold potrebbe essere considerato un falso amico, perché non significa caldo, anzi: è l’esatto contrario!
Conosciamoci: io e la traduzione letteraria
Comunque presentiamoci: mi chiamo Alessia, per diversi anni ho tradotto storie amatoriali e materiali di varia natura per studenti, accumulando così un’esperienza che mi è servita quando, lo scorso anno, ho deciso di lanciarmi nel fantastico mondo del lavoro freelance, ottenendo le mie prime traduzioni letterarie.
Ho sempre subito un certo fascino da tutto ciò che riguarda i libri, sia che si trattasse del prodotto finale che tenevo tra le mani e che trovavo più o meno apprezzabile, sia che si trattasse di tutto il processo che mi aveva permesso di avere quel libro tra le mani, dall’idea iniziale dell’autore alla traduzione che mi permetteva di leggere, per esempio, Banana Yoshimoto.
Ebbene sì, i libri mi sono sempre piaciuti, e la loro traduzione mi ha colpita quasi subito, perché in realtà non si trasferisce semplicemente un testo da una lingua all’altra: si trasferisce un’intera cultura che attraverso quel testo si esprime, in qualche modo, e che può riguardare cose banali e cose fondamentali nello stesso tempo. Per questo la traduzione letteraria è il mio campo preferito, anche se ci sono svariati altri campi che offrono sfide diverse e altrettanto impegnative e stimolanti; perché nella traduzione letteraria spesso devi capire come interpretare, per fare il primo esempio a cui ho pensato, le diverse tradizioni che coinvolgono momenti fondamentali della vita, come la nascita e la morte; nella traduzione letteraria è più probabile trovare quei giochi linguistici che da una parte adoro, perché ragionare sulla lingua mi piace sempre moltissimo, e dall’altra mi fanno mettere le mani nei capelli, soprattutto se sono io a doverli tradurre – e qui la parola tradurre prende un significato molto più complesso.
In questo blog vorrei parlarvi delle sfide della traduzione che mi capita di dover affrontare, delle sfide come freelancer, di come lavoro e di come mi organizzo. Spero che questo sproloquio iniziale vi abbia dato un’idea di chi sono, cosa faccio e perché lo faccio.
E se per cominciare avete domande sulla traduzione che volete farmi, usate pure i commenti!
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