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Imparare dagli errori degli altri per migliorare
Tutti commettiamo errori, e tutti più o meno impariamo dagli sbagli commessi in passato. Ma si può imparare anche dagli errori degli altri,basta avere l'atteggiamento giusto.
L’importanza di rileggersi: per gli errori e per l’autostima
Hai mai pensato di rileggere le tue vecchie traduzioni? Sì, lo so, la cosa ti fa un po' paura. È comprensibile, e non ti nascondo che ti metterai le mani nei capelli parecchie volte, con un discreto uso di insulti più o meno variopinti rivolti a te stessa. Ma... ebbene sì, c'è un ma. Non tutte le vecchie traduzioni vengono per nuocere, e rileggerti fa bene a due aspetti della tua professione: gli errori e l'autostima. Ti racconto un po' perché secondo me dovresti prendere una penna rossa e rileggerti... e poi posare la penna rossa e darti una pacca sulla spalla.
Leggere le traduzioni datate: perché dovresti farlo
Leggere le traduzioni datate: perché dovresti farlo? Le traduzioni fatte decine di anni fa posson darti molti spunti di riflessione. Vediamo quali.
Come funzionano i romanzi, di James Wood
Ho scoperto questo libro grazie a una conversazione sulla bacheca Facebook di un’amica, ormai tre anni fa; ho affrontato però la lettura solo quest’anno, ed ero solo a pagina 10 quando mi sono pentita amaramente di non averlo letto prima: è così ricco di spunti che se avessi usato un post-it per segnarli tutti avrei un libro spesso circa il triplo dell’originale.
Come funzionano i romanzi: per lettori
L’approccio di Wood è meno teorico e più pratico: non aspettatevi uno di quei testi in cui all’inizio vi trovate un riassunto delle teorie della narratività. Il testo è ricco di esempi, di citazioni ed è scritto in un modo che permette di capire alla perfezione l’esempio anche se non si conosce il libro da cui è tratto. È una lettura estremamente interessante per chi ama la critica letteraria, perché non è un libro noioso, pur mantenendo il rigore che ci si aspetta da testi di questo genere. È davvero molto bello passare da un autore classico come Flaubert a un autore più recente come Saramago, e capire il filo rosso che li lega nella presentazione di Wood. L’analisi del processo creativo si snoda attraverso diversi punti di vista: la narrativa moderna, il ruolo di Flaubert, i dettagli, il personaggio, la coscienza, il linguaggio, il dialogo. Si tratta di poco più di 150 pagine molto scorrevoli ma allo stesso tempo molto intense, che hanno molto da dire non solo agli “addetti ai lavori” ma anche ai lettori appassionati che vogliono capire qualcosa di più su come funzionano i romanzi, per l’appunto.
Ma è un testo che secondo me è molto utile anche a chi fa traduzione letteraria. E vi spiego il perché.
Come funzionano i romanzi: per traduttori
Quando leggiamo un romanzo per il puro piacere di leggere, difficilmente notiamo alcuni accorgimenti di cui l’autore si è servito per ottenere su di noi un certo effetto
Comunicare la professionalità: riflessioni sparse
Ho riflettuto parecchio su questo aspetto negli ultimi tempi, un po’ per alcune cose che sono successe a me direttamente, e un po’ a partire da una discussione in un gruppo facebook a cui ho assistito ormai parecchi mesi fa. Mi sono chiesta che cosa si poteva fare per comunicare correttamente il lavoro del traduttore a chi aveva aperto quella discussione, e mi sono data alcune risposte che voglio condividere con te.
Ma andiamo con ordine: in che cosa è consistita questa discussione?
Antefatto: quanto mi costerebbe questa traduzione?
Come ti dicevo, diversi mesi fa ho assistito a una discussione in un gruppo su Facebook. Premetto che questo gruppo riguardava il risparmio, e raccoglieva alcune migliaia di membri, soprattutto donne, che si scambiavano consigli e suggerimenti sugli argomenti più disparati.
Un giorno, una signora apre una discussione: chiede nel suo post quanto potrebbe costarle una traduzione dal portoghese all’italiano di un libro in suo possesso di circa 600 pagine. Non dava altre informazioni sul testo.
Prima che io potessi rispondere facendo affidamento sul tariffometro di Simon Turner, ha risposto un’altra ragazza: diceva di aver chiesto a una sua amica traduttrice, che aveva calcolato una media di parole per pagina e dava come costo finale della traduzione € 1750.
Ho fatto notare alla ragazza che in realtà € 1750 erano anche pochi: a quel punto lei mi ha risposto che si era accorta solo dopo aver inviato il commento di aver dimenticato uno 0, ma vista la reazione della signora che aveva aperto la discussione aveva evitato di correggere.
La signora a cui serviva la traduzione, infatti, aveva lasciato un commento dal tono piuttosto sdegnato (iniziava con un “cosaaaa??” che la diceva lunga) in cui affermava di non voler assolutamente pagare una cifra del genere per la traduzione, soprattutto, e qui ricordo le testuali parole, “dato che ho già acquistato il libro e ho anche pagato le spese di spedizione”.
Che è un po’ come andare in una panetteria, chiedere 75 chili di pane e rifiutarsi di pagare la cifra richiesta dal fornaio perché a casa abbiamo l’acqua e la farina e in più ce lo porteremmo via da soli con la macchina.
E ti faccio notare che stiamo parlando di una cifra scritta per errore: il costo totale sarebbe stato in realtà più alto, ma la signora si era scandalizzata comunque.
A questo punto, tralasciando le considerazioni sulla logica strampalata della signora (che c’entra il costo del libro e della spedizione con il lavoro del traduttore?), e tenendo comunque conto che in effetti € 1750 per un privato possono rappresentare una spesa non indifferente, mi sono fatta alcune domande sulla percezione che la signora in questione aveva del lavoro del traduttore.
Diamoci delle risposte: che cosa ha pensato la signora?
Non abbiamo molte informazioni sul tipo di testo che la signora voleva far tradurre: diceva solo che era in portoghese e che era di circa 600 pagine. Una volta sentito il prezzo, poi, si è dileguata dicendo che si sarebbe “organizzata diversamente” – e sappiamo tutti benissimo che cosa significa quel diversamente: Google Translate o cose simili. Per cui non c’è modo di sapere qualcosa di più. È ragionevole comunque pensare che, se qualcuno acquista un libro in una lingua che non conosce e cerca poi di capire quanto può costare farlo tradurre, questo testo abbia una qualche utilità per la persona che lo ha acquistato. Magari serviva per la tesi a uno dei suoi figli, per fare il primo esempio che mi viene in mente.
Ho scartato l’ipotesi che potesse trattarsi di un romanzo per i motivi che ho appena esposto; possiamo quindi pensare che si trattasse di un saggio, anche se non possiamo stabilire di che tipo. Per quanto ne sappiamo, poteva essere qualcosa di molto fluido e scorrevole, che non necessitava di particolare documentazione da parte del traduttore, così come poteva essere un manuale di oncologia che invece richiede un traduttore specializzato.
La signora sicuramente non ha riflettuto su questo aspetto: la sua valutazione del testo si limitava al numero delle pagine, ma un traduttore non valuta solo la quantità delle parole o delle cartelle che deve tradurre, perché è facile immaginare che una guida turistica richieda competenze e abilità diverse da un saggio di psichiatria. Anche lo stile del testo originale viene valutato. Posso però capire che un non addetto ai lavori non tenga conto di questi aspetti; in fin dei conti, quando chiamo il tecnico perché si è rotta la mia lavatrice non sono io a valutare il danno e ciò che va fatto per ripararlo: mi fido di quello che dice il tecnico. Allo stesso modo, ci si dovrebbe fidare di un traduttore che ci dice che il testo per vari motivi è complesso e quindi richiede particolari competenze, che possono a loro volta influire sul costo finale.
Va poi considerata anche la
modalità di trasmissione del testo originale
La soluzione non arriva? Allenati!
Non si tratta solo di camminare; in realtà quello è solo un modo per impegnare il tempo che non dedichi al lavoro. Quello che è importante infatti è il prendersi il tempo necessario per staccare e pensare ad altro, perché il nostro cervello sta lavorando comunque e può trovare soluzioni nei momenti più strani. E a volte, anche meno opportuni: ti faccio due esempi tratti dalla mia esperienza diretta.
Nel tempo libero
All’inizio di luglio dovevo iniziare il mio lavoro sulla traduzione di un nuovo romanzo. Se mi segui da un po’, saprai che ho un lavoro part-time al mattino e che mi dedico alle traduzioni il pomeriggio; per questo, solitamente mi prendo una pausa di circa due ore tra uno e l’altro.
Ebbene, stavo giocando al cellulare, senza prestare particolare attenzione alla televisione, che era comunque accesa in sottofondo. Stavano trasmettendo Beautiful, e a un certo punto uno dei personaggi ha usato le parole “nuova e migliorata”. Non è stata una reazione volontaria, e sinceramente se dovessi spiegare che cosa è successo esattamente nel mio cervello, non saprei farlo. Ma subito, senza alzare gli occhi, sempre continuando con il mio gioco sul cellulare, ho detto quasi a voce alta: «new and improved!». È un’espressione che si trova spesso in inglese, che si usa per indicare un cambiamento in meglio. Ma la cosa strana è che io non stavo ragionando in inglese, che non stavo seguendo con attenzione il programma e che in realtà stavo facendo tutt’altro. Eppure il mio cervello ha fatto immediatamente quel collegamento.
È stata una cosa che mi ha stupito molto e che mi ha permesso di capire che, in realtà, anche quando non pensi di occuparti di lavoro lo stai facendo comunque. È ormai un’abitudine, e spesso lo fai in maniera del tutto inconscia e involontaria, ma magari nascono così le idee migliori.
È ora di staccare
Lo stesso giorno, ho iniziato la preparazione del primo capitolo del nuovo romanzo da tradurre, com’è mia abitudine; mentre leggevo, mi sono resa conto che nel giro di pochi paragrafi si ripeteva una sigla, PA, e dal contesto si capiva bene che si trattava di una segretaria.
Il problema però era che non mi veniva proprio in mente a cosa potesse corrispondere quella sigla